Tecniche

Trattamento chirurgico della malattia emorroidaria

chirurgia

 

Interventi tradizionali (le emorroidi vengono asportate)

Emorroidectomia: è l’intervento che ha caratterizzato e monopolizzato per oltre 70 anni il trattamento chirurgico della malattia emorroidaria e consiste nell’asportazione delle emorroidi prolassate. Le caratteristiche che accomunano le numerose varianti di questo tipo di intervento, nel quale le emorroidi vengono asportate, sono legate alla presenza, a fine intervento, di ferite chirurgiche generalmente lasciate “aperte” in una zona molto ricca (regione anale) di recettori per il dolore. Questo determina:

  • la gestione delle ferite chirugiche (“nursing”) con tempi lunghi (fino a 2 mesi) per la guarigione
  • dolore post-operatorio intenso nei primi 3-4 giorni tale da richiedere l’impiego di una analgesia farmacologica ad orario
Interventi moderni cosiddetti senza dolore (le emorroidi non vengono asportate)
  • Mucosectomia e Proctopessi transanale con suturatrice meccanica (stapler): in questo caso usando una suturatrice meccanica dedicata, le emorroidi non vengono asportate, come nella emorroidectomia tradizionale (vedi caratteristiche dell’ intervento precedente), ma riposizionate e fissate all’interno del canale anale. Questo intervento è indicato nel II° e III° grado della malattia, quando il prolasso mucoso (fuoriuscita all’esterno dell’ano della mucosa) presenta uno scorrimento sui piani sottostanti e può quindi essere ridotto manualmente all’interno nel canale anale.
  • Dearterializzazione emorroidaria transanale (THD): questo intervento, come quello precedente, fa parte anch’esso dei cosiddetti interventi chirurgici senza dolore, particolarmente richiesti dai pazienti affetti da malattia emorroidaria e prolasso mucoso. Anche in questo caso non viene effettuata l’asportazione delle emorroidi ma il loro riposizionamento all’interno (proctopessi) dopo aver sigillato-legato le terminazioni (fino ad un numero di sei) dell’arteria emorroidaria superiore (dearterializzazione). Al fine di realizzare questo tempo chirurgico risulta indispensabile, una sonda Doppler dedicata per individuare con precisione le arterie emorroidarie. Anche questo intervento è indicato nel II° e III° grado della malattia, quando cioè la mucosa è ancora scorrevole e riducibile all’interno.

La caratteristica principale che lega questi ultimi e più moderni tipi di intervento e che li rende particolarmente graditi e richiesti dai pazienti è la quasi o totale assenza di dolore postoperatorio.

Altre caratteristiche di questo tipo di interventi sono un più veloce recupero funzionale ed un più precoce ritorno alla normale attività lavorativa. Tutto ciò è reso possibile in quanto in ambedue i casi l’operazione è condotta al di sopra della linea pettinata (nella zona alta del canale anale) dove sono praticamente assenti i recettori per il dolore.

Anche l’assenza di ferite chirurgiche esterne “aperte” (quelle che caratterizzano gli interventi “vecchio stile” di emorroidectomia) riduce notevolmente i tempi di guarigione clinica e chirurgica.